Rivestimenti PVD, finiture d’altissima qualità
Le sue applicazioni sono le più svariate. Questo perché, dalla sua introduzione a oggi, la produzione s’è notevolmente avvantaggiata dall’impiego di questo sistema di rivestimento, una finitura duttile, efficace, capace di migliorare le tradizionali tecniche a tutto vantaggio del prodotto finito.
I rivestimenti PVD, insomma, sono una realtà che non teme confronti. Lo rappresentano gli svariati settori in cui sono impiegati, un lungo elenco di attività che traggono beneficio dal trattamento nato dalla ricerca in campo militare, ricerca progressivamente estesa a tanti altri impieghi.
In questo campo, trovare un riferimento certo è facile. Basta digitare sulla tastiera l’indirizzo https://www.rivestimentiinpvd.it/ e, in pochi istanti, si aprirà uno spazio dedicato a tutto ciò che di importante si deve conoscere in questo preciso d’azione.
Non serve scervellarsi, impazzire o andare nel panico. Poche lettere, un telefonino, un tablet o un pc, e il gioco è fatto.
Che cosa sono i rivestimenti PVD?
I rivestimenti PVD altro non sono che dei riporti metallici superficiali. Detta così, non è che la spiegazione suoni esaustiva, o comunque più chiara rispetto alla domanda posta in origine. PVD, tanto per iniziare, è un acronimo. La definizione completa, in lingua inglese, è Physical Vapour Deposition.
Di cosa stiamo parlando, dunque? I rivestimenti PVD sono film sottili, addirittura sottilissimi, che vengono depositati con tecnologia innovative sui metalli, e anche su altri materiali, che si intendono proteggere. I loro spessori, come detto, sono infinitesimali. Si parte da qualche decimo di micron, in pratica un velo invisibile, per poi arrivare a dimensioni più significative in base alle esigenze produttive.
La loro introduzione, come detto, nasce dalla diretta applicazione in campo bellico. Col passare del tempo, e vista anche l’estrema efficacia di questa tecnica di finitura, dall’ambito militare si è via via passati anche a quello civile. Si tratta, in estrema sintesi, di un’alternativa di valore rispetto alle tradizionali tecniche di finitura delle superfici, di metallo e non.
Il particolare su cui riflettere è l’aumento di qualità generato da questo sistema, che va a tutto vantaggio del prodotto che si intende definire prima della sua immissione sul mercato. Il successo crescente di queste modalità, insomma, deriva dai risultati generati, che non temono confronti in raffronto a ciò che normalmente è fatto in questo ambito di lavoro.
Quali sono i metalli che possono essere rifiniti?
I rivestimenti PVD servono – a dirlo, del resto, è la medesima parola – per rivestire oggetti esistenti. Questi prodotti da rifinire sono spesso di natura metallica, ma non necessariamente soltanto di metallo. Acciaio, alluminio, ottone, titanio e zama, ma anche ceramica, cristallo, Fibra di carbonio, plastica e vetro, sono numerosi i substrati che possono essere fatti oggetto di questo trattamento.
I materiali che possono essere depositati sono numerosi. I più frequenti sono l’alluminio-titanio, l’alluminio-cromo, il titanio, il titanio-alluminio e lo zirconio. La miscela avviene attraverso i cosiddetti “gas tecnici”, nel dettaglio l’azoto, l’ossigeno, l’acetilene e il metano.
A lavorazione ultimata, il prodotto che è stato rivestito avrà delle caratteristiche ben superiori a quelle originarie, a tutto vantaggio del successivo utilizzo. E anche del valore di mercato, che certo non va dimenticato.
Le caratteristiche dei rivestimenti PVD
Entrare nel merito di quali siano le caratteristiche migliorative dei rivestimenti PVD rispetto ai rivestimenti tradizionali è il modo più efficace per comprenderne i vantaggi.
Il primo elemento da considerare è l’aumento della durezza superficiale, fattore che si sposa dal punto di vista estetico con la riproducibilità del colore e delle superfici, oltre che la loro stabilità. Dal punto di vista del rapporto con l’uomo, questi rivestimenti sono atossici, anallergici e biocompatibili. Sono, ed è bene ribadirlo, lavorazioni che si sposano al meglio con l’equilibrio umano e ambientale.
I rivestimenti PVD consentono una soluzione definitiva, insomma, un po’ come si vorrebbe quando in un’abitazione compare la muffa e la si vuole debellare.
Scorrendo l’elenco dei vantaggi di questa lavorazione, infatti, ci sono l’alta resistenza alla corrosione, al graffio, allo sfregamento e all’usura, così come un’elevata resistenza agli agenti atmosferici come nebbie salina, o raggi ultravioletti.
Neppure gli acidi, gli alcali e i solventi riescono a intaccare i rivestimenti in PVD, con il vantaggio che per mantenere l’aspetto metallico non necessitano vernici a protezione e, in termini di tonalità, la gamma cromatica ottenibile spazia da champagne, multicolor, nero, oro, palladio e rame, tanto per citare le colorazioni più comuni.